Si avvierà una più ampia sperimentazione delle misure previste dal maxipacchetto flessibilità per i dipendenti di Intesa Sanpaolo. Da quando è iniziata lo scorso 1 gennaio vi hanno aderito 40 mila lavoratori
di Emilia Morelli
Raggiunto l’accordo tra Intesa Sanpaolo e i sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e 
Unisin) in relazione allo smart working, la settimana corta e la flessibilità degli orari in entrata e uscita. In generale, in base a quanto stabilito dall’accordo sindacale saranno più ampi i margini entro cui i lavoratori potranno aderire al “maxipacchetto flessibilità”.
In primo luogo sarà sperimentato lo smart working in oltre 280 filiali di Banca Intesa e verrà aumentata l’indennità del buono pasto previsto anche per le giornate di lavoro agile. Secondo lo schema di Banca Intesa lo smart working sarà previsto per 120 giornate l’anno, 140 per alcune categorie di lavorazioni.
La settimana corta, con 4 giorni di lavoro e il passaggio da 40 ore a 36 a parità di retribuzione, sarà sperimentata inizialmente in 40 filiali. Da novembre ci sarà un ulteriore allargamento della sperimentazione della settimana corta per il personale di oltre 250 filiali di piccole dimensioni che potranno richiedere e fruire volontariamente della distribuzione oraria 4 per 9, nel giorno di chiusura della filiale, ricompreso tra martedì, mercoledì e giovedì.
Il pacchetto prevede, poi, la possibilità di beneficiare di orari di lavoro flessibili in entrata dalle 7 alle 10 con conseguente slittamento dell’orario d’uscita. La flessibilità dell’orario si applicherà anche ai lavoratori in smart working.
La Banca ha riferito che le misure hanno trovato un largo consenso tra i lavoratori. Le misure sono state, infatti, attivate lo scorso 1 gennaio e vi hanno aderito 40 mila persone, vale a dire il 70% di quelli che potevano beneficiane prima dell’accordo sindacale. Alla settimana corta hanno aderito più 17mila persone, pari al 60% del personale full time delle strutture di governance e di 12 grandi filiali.
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